Salgono gli ascolti de «La figlia di Elisa» (domenica 18 era arrivata a 4.612.000 spettatori con uno share del 20,52%) che aspira al successo della progenitrice. Al centro della nuova serie, una coppia di innamorati: Agnese e Andrea. Lei è Sarah Felberbaum, lui l'esordiente Giulio Berruti. A lui, come a ogni eroe di cappa e spada che si rispetti, il compito di risvegliare lo spirito d'avventura della platea maschile e infiammare il sentimento di quella femminile. Sarà all'altezza della missione? Ma soprattutto chi è, che cosa fa, da dove viene Giulio Berruti?
«Sono nato a Roma, ho fatto il liceo scientifico e ora l'università. Appena ho potuto, ho cercato anche di lavorare. La moda mi ha sempre affascinato, ho fatto sfilate e foto. Mi hanno preso anche per una campagna pubblicitaria internazionale con Bruce Weber».
Allo spettacolo come è arrivato?
«Grazie a provini in teatro e in televisione. Una piccola parte, solo dieci pose, ne “La freccia nera”. Poi ho girato un film, “Deadly kitesurf”, un thriller sportivo. Durante le riprese in Kenia, ho ricevuto la telefonata di Stefano Alleva, il regista de «La figlia di Elisa». Ho studiato a più non posso e ho superato l'audizione».
Che effetto fa, adesso, vedersi in tv?
«Una grandissima emozione e altrettanta soddisfazione. Intendiamoci, le prime due puntate le ho guardate con quaderno e penna in mano per segnarmi gli errori commessi. Ringrazio il Signore e tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di un lavoro che chissà quanti sognano. Aspiro a diventare bravo, il migliore, quindi non mi basta il tempo per studiare, imparare. Però ho molto spirito critico, penso non ci sia altro modo per migliorare».
Qualche commento l'ha ferita?
«No, ho avuto critiche costruttive, rispettose. Le ho prese come consigli».
La reazione della sua famiglia?
«Buona.Vivo ancora con i miei. Papà e mamma non avevano mai seguito molto la fiction in tv: mia madre è appassionata ed esperta di storia dell'arte e so che ha ricevuto parecchie telefonate dalle amiche. Mio padre mi ha raccomandato di continuare a studiare...: “Così se dovrai interpretare un dottore almeno sarai preparato”. Infatti mi laureo in odontoiatria, mancano pochi esami».
La medicina è una tradizione di famiglia? Perché l'odontoiatria?
«Mio padre è medico, ma l'odontoiatria è una scelta mia. È una specialità molto precisa, una miniatura che può essere quasi un'opera d'arte».
Lei ci tiene molto anche a fare l'attore, questo non è in contraddizione?
«Niente affatto, un attore laureato è meglio. Anzi, mi piacerebbe prendere almeno un'altra laurea. Mi interessano molto la filosofia e l'ingegneria meccanica. Voglio essere all'altezza della mia famiglia. Mio nonno materno per esempio era un generale, una persona eccezionale: ferito in guerra, si è cucito una gamba da solo. Quando era già parecchio anziano e ricoverato in ospedale con una cardiopatia, gli dissero che gli restava un anno da vivere. In quell'anno si laureò in scienze militari e strategiche. Non fosse altro che per onorare il suo ricordo sento il dovere di fare il meglio che posso. Fin da bambino in casa mi hanno detto che gli assomiglio molto. Ci sono tante cose che vorrei fare. Il mio unico rimpianto è che non ho il tempo per fare tutto. Mi servirebbero giornate di trentasei, quarantott'ore».
Con chi vorrebbe lavorare ora?
«Con Elio Germano, l'ho conosciuto e mi piace molto. Ammiro Kim Rossi Stuart e Pierfrancesco Favino. Ho conosciuto Ferzan Ozpetek. Ho fatto anche un provino per lui: anzi, approfitto dell'occasione per dirgli quanto penso sia speciale».
Ha parlato finora solo di lavoro, non c'è altro nella sua intensa giornata?
«Ci mancherebbe, ho 23 anni! Alla mia età il tempo per uscire si trova comunque, anche a costo di non dormire. Ci sono le serate, gli amici, c'è tutta Roma là fuori».
Quali sono i suoi posti preferiti?
«Tutti quelli dove ci si può incontrare, dove si può ballare, passeggiare con la persona che ami. Roma è la città più romantica del mondo, altro che Parigi. Solo, ci vorrebbe una mentalità più aperta, più colta. E più fiduciosa nei giovani».
Lei, sullo schermo, è un eroe romantico: e nella vita?
«Amo l'amore. Amo essere amato. Ma la mia vita privata rimane tale».
Sono uscite sue foto romantiche con la “cattiva”di «Elisa», Anna Safroncik.
«Le foto parlano da sole. Che c'è da aggiungere? Oggi sono single, ma predisposto a intraprendere una storia. Provo attrazione per una persona. Se questa attrazione sarà corrisposta ne riparleremo. Non mi nascondo. Non c'è niente di male. Quando avrò la certezza di avere una persona al mio fianco, lo dichiarerò. Ripeto, ho solo 23 anni, non sono un uomo fatto. Proteggo e difendo la fragilità dei miei anni. E posso aggiungere qualcosa?».
Prego.
«Trovo ridicolo e assurdo come i giornali ingigantiscono frasi e stati d'animo dei personaggi. La settimana dopo l'annuncio del grande amore si legge che è tutto finito. Perché i giornalisti insistono cento volte con le stesse domande? Perché poi escono queste forzature? Dicevo che ammiro molto Kim Rossi Stuart. Perché è un bravissimo attore, ma anche perché è capace di non far sapere niente di sé. Per rispetto di se stessi e dell'altra persona, dei sentimenti è meglio non parlare. Proprio perché…».
Proprio perché?
«L'amore è tutto. L'unica cosa che conta è amare e conoscere. Se stessi e gli altri. Vuole vedere una cosa privata?».
Giulio estrae un delizioso, piccolo anello dal portafoglio.
«È di mia nonna. Mi è carissimo come il suo ricordo».
Lo regalerà alla futura fidanzata?
«Questo no, non me ne separerò mai. Ma per lei ce ne sarà un altro».
Dom Dic 16, 2007 6:11 pm
